Scarsità di manodopera disponibile: temporanea o strutturale?

Data di pubblicazione
16 marzo 2023
Tempo di lettura
2 minuto/i di lettura

Fonte: Consiglio dei Governatori della Federal Reserve – 3 Marzo 2023

In molti paesi economicamente avanzati vi è carenza di manodopera, mentre le previsioni indicano una crescita economica debole o addirittura negativa. Tale carenza è riconducibile agli effetti della pandemia, estremamente eterogenei e ancora percepiti in modo errato, in combinazione con l’invecchiamento demografico e nel nuovo contesto di inflazione.

Come mostrato, ad esempio, dal grafico tratto dai lavori della Federal Reserve, il Covid ha accelerato i pensionamenti negli Stati Uniti, a conferma di un desiderio di cambiamento dello stile di vita, reso possibile da un eccesso di risparmi alimentato dai piani di sostegno alle famiglie e dalla riduzione forzata dei consumi per due anni. Questa tendenza al prepensionamento contribuisce al calo significativo del tasso di partecipazione dei lavoratori attivi, accentuato dalla riduzione del numero di famiglie bireddito e aggravato dallo sviluppo del lavoro part-time, aspetti inoltre indicativi di un mutamento di aspirazioni: il valore attribuito al lavoro non è più quello di prima.

La pandemia ha generalizzato anche il ricorso al telelavoro, la cui produttività deve ancora essere misurata sul lungo periodo, dopo l’entusiasmo suscitato inizialmente. Qualsiasi flessione comporterebbe un aumento del fabbisogno di manodopera, già aggravato, a quanto pare, da un’indisponibilità significativa legata ai casi di long Covid.

Al di là di questo fattore sociologico, il Coronavirus ha ridotto notevolmente anche l’immigrazione; come ottimizzare le politiche migratorie in un’epoca di rilocalizzazioni delle produzioni strategiche e del contemporaneo invecchiamento della popolazione, che riduce la manodopera disponibile? Quale deve essere la durata della vita lavorativa attiva in un contesto di invecchiamento demografico? Il caso del Giappone, in cui l’invecchiamento demografico è andato di pari passo con la piena occupazione e il rallentamento dell’attività economica dovrebbe farci sollevare degli interrogativi.

La volatilizzazione della manodopera ha ridotto quella ancora fortemente occupata, dato il livello di attività economica. Sembra, infatti, che in tempi di inflazione il mercato del lavoro rimanga solido per lungo tempo durante le fasi di rallentamento economico, o addirittura di recessione, poiché la crescita del fatturato delle aziende, resa possibile dall’aumento dei prezzi, maschera la realtà dell’indebolimento dei volumi di vendita e posticipa la decisione di un ridimensionamento, in particolare attraverso il licenziamento dei lavoratori. L’adattamento del mercato del lavoro è tardivo e intenso in fase di recessione inflazionistica.

L’inevitabile ritorno di chiusure mensili difficili e il dover tenere conto del prossimo calo dell’attività economica contribuiranno a normalizzare parzialmente il mercato del lavoro, ma non cancelleranno gli effetti né delle nuove aspirazioni a livello sociologico, né dell’invecchiamento. La manodopera resterà strutturalmente scarsa.

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