Nonostante le prospettive di crescita dell’economia globale per l’anno in corso, l’aumento dei tassi d’interesse potrebbe innescare un periodo di instabilità sui mercati finanziari, afferma Didier Saint-Georges, Membro del Comitato di Investimento Strategico di Carmignac.
Didier Saint-Georges: Il mese scorso avevamo accennato ai potenziali effetti dell’aumento dei tassi d’interesse sui titoli azionari in un contesto di dubbi nei confronti della crescita statunitense. Il mese di marzo non ha cambiato la situazione. Vi è ancora il rischio che i tassi d’interesse continuino ad aumentare insieme alla volatilità sul mercato azionario. I dati dei prossimi mesi, sia economici che politici, potrebbero essere decisivi per la cristallizzazione di una nuova tendenza sui mercati finanziari.
DSG : Questo rischio è ancora attuale. Grazie ai progressi compiuti con il piano vaccinale negli Stati Uniti, il peggioramento della situazione sanitaria è molto più contenuto rispetto all’Europa e all’universo emergente (esclusa la Cina), e il numero di ricoveri ospedalieri non sta aumentando. Ne consegue che l’economia statunitense si trova già in piena fase di ripartenza, nel momento in cui i sussidi a fondo perduto alle famiglie, previsti dal piano di salvataggio dell’Amministrazione Biden, hanno iniziato a essere distribuiti.
DSG : La determinazione del nuovo governo statunitense è infatti estremamente forte, al punto da fare autorizzare in tempi brevissimi il suo piano di stimoli (American Jobs Plan) da 2.000 miliardi di dollari, a cui dovrebbe aggiungersi in tempi rapidi un altro piano da 1.000 miliardi di dollari. Gli importi in gioco sono senza precedenti, e l’obbligo tassativo della politica di sostenere la crescita economica, quanto meno fino alle elezioni di medio termine che si terranno alla fine del 2022, lascia sperare nel proseguimento di questo proattivismo il prossimo anno.
DSG : : Si dovrebbe registrare un proseguimento delle dinamiche attuali. È ormai verosimile che il PIL (Prodotto Interno Lordo) statunitense possa registrare una crescita superiore al 7% nel 2021, con un tasso di ripresa dell’attività economica che stimiamo già a circa il 50% nei settori che in precedenza hanno subìto la paralisi delle attività (ristorazione, settore alberghiero, trasporto aereo e tempo libero), e con un calo della disoccupazione apparentemente ancora in atto nella maggior parte degli Stati. Tuttavia bisogna stare attenti; negli Stati Uniti la combinazione tra la domanda in termini di consumi, che finalmente può essere soddisfatta, e un piano di sostegno apparentemente illimitato, alimenta lo scenario di possibile surriscaldamento dell’attività economica, ovvero di una crescita associata a forti aumenti dei prezzi.
DSG : La Federal Reserve statunitense (Fed) in un certo senso si trova ad affrontare una scelta travagliata: ridurre il rischio di surriscaldamento o evitare un’inversione di tendenza dei mercati finanziari. Ritardando il rialzo dei tassi d’interesse di riferimento, la Fed alimenta il timore di aumento dei prezzi in un contesto di stimoli economici, piani di sostegno, calo della disoccupazione, ecc. Ne consegue che questo timore determina l’aumento del livello dei tassi d’interesse a lungo termine, il che può penalizzare i titoli azionari e rappresentare, ad esempio, un ostacolo per il settore immobiliare. Al contrario, se la Fed aumentasse i tassi di riferimento, si innescherebbe automaticamente un aumento dei tassi d’interesse a breve termine negoziati sui mercati finanziari, alimentando allo stesso tempo un rischio per i titoli azionari e addirittura per la stessa attività economica.
DSG : I ritardi accumulati dall’Europa nelle campagne vaccinali la stanno attualmente penalizzando, a causa dell’imposizione di nuove restrizioni all’attività economica, inevitabili ancora per diversi mesi. Difficilmente quest’anno la crescita europea potrà superare il 4%, nonostante un effetto base particolarmente favorevole dopo la flessione dello scorso anno.
DSG : Il rallentamento economico registrato dall’Europa, riconducibile ai fallimenti della politica sui vaccini e all’esiguità dei piani di stimoli rispetto a quelli degli Stati Uniti, ha quanto meno presentato finora il vantaggio di generare minori pressioni sui tassi d’interesse europei. È a questo rallentamento che si deve in particolare la recente sovraperformance dei mercati azionari europei. Tuttavia, poiché i mercati finanziari e l’economia sono fenomeni globali, è possibile prevedere da un lato una ripresa economica di quest’area geografica, a maggior ragione con la tanto attesa accelerazione nel ritmo delle vaccinazioni, e dall’altro pressioni sui tassi d’interesse in Europa, come sta accadendo negli Stati Uniti.
DSG : Nell’immediato, l’entusiasmo innescato dal rimbalzo economico nello stato d’animo degli investitori prevale sui rischi di surriscaldamento, di aumento duraturo dei prezzi, e di eccessivo rialzo dei tassi d’interesse che, a giusto titolo, possono sembrare un po’ utopistici soprattutto se considerati dal punto di vista europeo. Inoltre, l’aumento dei prezzi potrebbe essere limitato da diversi aspetti ancora in essere: fattori demografici, eccessivo indebitamento e trasformazioni tecnologiche radicali e innovative. Tuttavia l’attuale equilibrio dei mercati finanziari è precario.
DSG : In quanto gestori dei rischi, riteniamo importante non escludere la possibilità che l’impulso impresso all’economia statunitense possa cambiare il modello economico degli ultimi dieci anni sui mercati finanziari poiché, come alla fine degli anni ’60, l’America sta attualmente intraprendendo una svolta decisamente radicale della propria politica economica. Inoltre come in quel periodo, quando “l’eccezionalità statunitense” (il privilegio che consente agli Stati Uniti, grazie alla loro posizione dominante, di potersi permettere squilibri finanziari più significativi che altrove) non era più sufficiente a nascondere gli enormi deficit accumulati, il dollaro potrebbe nel tempo pagarne le conseguenze finendo per deprezzarsi a vantaggio dei paesi emergenti.
DSG : Nell’immediato, tenendo conto in particolare dei rischi di aumento dei tassi d’interesse, riteniamo abbastanza prioritario gestire la probabilità di un periodo di instabilità sui mercati finanziari, per poter conservare in portafoglio il forte potenziale dei nostri investimenti a lungo termine.
Nei prossimi mesi, continueremo quindi a investire in base alle nostre convinzioni di lungo periodo, di cui alcune, come nel caso della transizione energetica, risultano anche rafforzate dai piani di stimoli negli Stati Uniti, pur monitorando molto attentamente gli equilibri sul mercato azionario.