Il commento trimestrale sulle attuali sfide economiche, politiche e sociali, direttamente dalla penna di Edouard Carmignac.
Gentile Signora, Egregio Signore,
Come avevo previsto nella mia ultima lettera, nel primo trimestre i mercati azionari hanno registrato un andamento positivo, smentendo i numerosi pronostici catastrofici che prefiguravano una forte ripresa della volatilità, innescata in particolare “dall’imprevedibilità” di Donald Trump.
Se si considera che dopo la sua elezione il mercato statunitense si è apprezzato di oltre il 10%, dovremmo quindi dedurre che il populismo, non riuscendo a fornire una soluzione adeguata a un malcontento generalizzato, aggravato da un senso di ingiustizia, sia in grado di favorire una ripresa dell’attività economica? Che il nazionalismo economico, che sostiene, sia attuabile in un mondo interdipendente, e che possa indicare la strada da seguire in futuro anteponendo la difesa all’ambizione e il conservatorismo all’innovazione? Crediamo infatti che la performance invidiabile del mercato azionario statunitense dipenda più dalla ripresa dell’attività economica globale in corso che non dalle promesse fatte durante la campagna elettorale, sulla cui realizzazione si stanno sollevando interrogativi crescenti.
Abbiamo in mente quella bella favola di La Fontaine, La Rana che voleva diventare grande quanto il Bue. Si gonfiò, si gonfiò… fintanto che scoppiò. Sarebbe una vera pazzia pensare che un paese grande come la Francia, con un’economia così indebolita e la cui attività è profondamente integrata nel tessuto economico europeo, possa abbandonare l’Eurozona, mandando in frantumi la coesione europea senza troppi danni.
L’Europa non dovrebbe comunque essere ridefinita? Sicuramente. Bruxelles non può continuare a stabilire norme che disciplinino qualsiasi cosa nei minimi dettagli, quando invece si dimostra incapace di implementare una politica di buon senso sull’immigrazione. L’allentamento delle restrizioni normative è un’esigenza pressante a livello europeo. Sarà tuttavia efficace soltanto se prima verrà soddisfatta individualmente da ciascuno Stato membro, con l’istituzione di programmi di riforma ambiziosi volti a liberare le energie, sia a livello individuale che di imprese. Questo rilascio di energie ci deve consentire di cogliere le molteplici opportunità di crescita offerte dal contesto in prospettiva futura: riprogettare le modalità di produzione e consumo, l’habitat, i trasporti, l’energia, filtrando in modo intelligente le relazioni che regolano questo ecosistema …
È in questo modo, e soltanto in questo modo, che eviteremo il pericolo crescente della triplice deriva, culturale, sociale ed economica.
Con l’augurio che ciò possa accadere, Gentile Signora, Egregio Signore, porgo i miei distinti saluti.