Ad aprile, i mercati azionari hanno registrato la flessione mensile più marcata da marzo del 2020, mentre le aziende hanno pubblicato risultati trimestrali superiori alle aspettative nel corso del mese. Come nella prima parte dell’anno, i fattori macroeconomici, e in misura minore i fondamentali delle imprese, continuano a determinare l’orientamento dei mercati azionari globali.
Analogamente, i mercati obbligazionari (obbligazioni sovrane e corporate) hanno registrato un nuovo calo. Il Bloomberg Global Aggregate, l’indice di riferimento delle obbligazioni globali di qualità “investment grade” ha riportato una flessione del 5,48% nel mese di aprile, attestando il calo dall’inizio dell’anno all’11,30%, la correzione peggiore dal 1980.
L’inflazione non è priva di conseguenze! L’aumento dei prezzi non ha mostrato segni di rallentamento nel periodo, mentre la crescita economica si sta esaurendo.
Negli Stati Uniti, i prezzi sono quindi aumentati dell’8,5% negli ultimi dodici mesi, in un contesto di mercato del lavoro particolarmente teso, mentre l’economia statunitense ha registrato il suo primo calo trimestrale da quasi due anni a questa parte, pari a -1,4%. In Europa, benché l’inflazione sia anch’essa elevata, rispecchia soprattutto l’aumento dei prezzi delle materie prime, il cui livello elevato continua a erodere il potere d’acquisto dei consumatori e la redditività delle imprese.
Se da un lato, l’elezione di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese rassicura gli investitori riguardo agli obiettivi di bilancio dell’Unione Europea, dall’altra aumenta i rischi di una raffica di sanzioni nei confronti della Russia, le cui ripercussioni dovrebbero confermare il carattere “stagflazionistico” (maggiore inflazione e meno crescita) dello shock che il Vecchio Continente si trova ad affrontare.
Sia in Europa che negli Stati Uniti, le Banche Centrali sono preoccupate per la crescita delle aspettative di inflazione, e hanno ribadito la loro intenzione di mantenere sotto controllo l’aumento dei prezzi, qualunque sia l’impatto sulla crescita. Questa determinazione ha innescato il rapido aumento dei rendimenti decennali tedeschi e statunitensi, che sono aumentati rispettivamente di 36 e 60 punti base, in linea con i livelli psicologici dell’1% e del 3%. Di conseguenza, questo aumento ha provocato un calo degli asset rischiosi, ma anche degli asset rifugio tradizionali.
In Cina, il governo continua ad adottare la politica “zero Covid” a fronte dell’aumento del numero di contagi, con lockdown molto rigidi. Questo rallentamento forzato dell’economia preoccupa gli investitori, date le sue ripercussioni sulle catene di approvvigionamento e sulle prospettive di crescita
del paese; tanto più che il governo cinese, benché proiettato verso una forte ripresa, aspetterà probabilmente un miglioramento sul fronte sanitario prima di adottare ulteriori misure in materia di sostegno economico.
In questo contesto, manteniamo un’esposizione ridotta ai mercati azionari, che al momento si avvicina al 15% in Carmignac Patrimoine. Allo stesso tempo stiamo strutturando il portafoglio in vista di un contesto in cui i fondamentali delle imprese torneranno a essere determinanti, e stiamo quindi concentrando i nostri investimenti in società che potrebbero uscire abbastanza indenni, o addirittura rafforzate, da questa fase di pressioni sui costi e di rallentamento economico.
Nelle nostre scelte di investimento privilegiamo quindi: società difensive all’interno di settori essenziali, come quello sanitario o dei consumi di base; aziende di qualità caratterizzate da indebitamento ridotto e margini elevati; aziende che beneficiano della transizione energetica, e che sono in linea con i nostri criteri extra finanziari ESG; così come il settore del turismo, sostenuto dall’abolizione delle restrizioni ai viaggi internazionali.
Gli spread del credito hanno continuato a diminuire il mese scorso, poiché la normalizzazione monetaria in un contesto di rallentamento economico ha continuato a indebolire i mercati del debito corporate nel loro complesso. Abbiamo ridotto l’esposizione a questa asset class e aumentato le coperture attraverso acquisti di CDS (Credit Default Swap) su indici.
In un contesto di aumenti dei prezzi dell’energia e dei tassi di interesse, manteniamo un’allocazione che privilegia emittenti appartenenti al settore energetico o a quello finanziario. I nostri investimenti nel credito strutturato presentano inoltre caratteristiche interessanti nel contesto attuale. Questi strumenti a tasso variabile, garantiti da prestiti di società di alta qualità, consentono di mitigare sia l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse che quello dell’aumento dei tassi di default, offrendo allo stesso tempo un rendimento interessante.
Il livello elevato dei prezzi delle materie prime rappresenta una notizia positiva per i paesi produttori, in particolare per quelli dell’America Latina, che si trovano inoltre in una fase nettamente avanzata del ciclo di normalizzazione monetaria. Per questi motivi, deteniamo ad esempio debito brasiliano, cileno, o messicano denominato in valuta locale.
Per quanto riguarda i paesi dell’Europa orientale, che hanno risentito della loro vicinanza geografica con l’Ucraina, presentano caratteristiche molto interessanti: attualmente, i rendimenti locali dell’Ungheria si avvicinano ad esempio al 6%, dopo un aumento del 4,75% soltanto negli ultimi quattro mesi.
Infine, continuiamo a gestire attivamente il rischio di tasso di interesse in Europa e negli Stati Uniti.
Abbiamo apportato variazioni alle posizioni sulle scadenze brevi, nonché a quelle nei titoli con scadenza a lungo termine. Mentre le prime scontano già una normalizzazione particolarmente rapida e significativa delle politiche monetarie, le seconde non integrano ancora completamente la persistenza dell’inflazione e l’impatto della riduzione del bilancio della Federal Reserve. Pertanto benché al momento appaia come complessivamente neutrale, il nostro posizionamento nei tassi di interesse statunitensi tiene conto di un’impennata della curva.
Nel complesso, la ripresa della volatilità comporta la gestione attiva dei rischi al fine di salvaguardare le opportunità di investimento a lungo termine.
Sources : Carmignac, Bloomberg, 04/05/2022
*Scala di Rischio del KID (documento contenente le informazioni chiave). Il rischio 1 non significa che l'investimento sia privo di rischio. Questo indicatore può evolvere nel tempo. **Il Regolamento SFDR (Regolamento sull’informativa di sostenibilità dei mercati finanziari) 2019/2088 è un regolamento europeo che impone agli asset manager di classificare i propri fondi in tre categorie: Articolo 8: fondi che promuovono le caratteristiche ambientali e sociali, Articolo 9 che perseguono l'investimento sostenibile con obiettivi misurabili o Articolo 6 che non hanno necessariamente un obiettivo di sostenibilità. Per ulteriori informazioni consultare: https://eur-lex.europa.eu/eli/reg/2019/2088/oj?locale=it. Per le informazioni relative alla sostenibilità ai sensi del Regolamento SFDR si prega di prendere visione del prospetto del oppure fondi delle pagine del sito web di Carmignac dedicate alla sostenibilità fondo https://www.carmignac.it/it_IT/i-nostri-fondi).
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