La lettera di Edouard Carmignac
[Management Team] [Author] Carmignac Edouard

La lettera di Edouard Carmignac

Il commento trimestrale sulle attuali sfide economiche, politiche e sociali, direttamente dalla penna di Edouard Carmignac.

Paris, 20 giugno 2024

Gentile Signora, Egregio Signore,

Ancora una volta, il vero obiettivo delle elezioni europee è passato in secondo piano. Porre l’accento sui temi di politica interna ha tolto spazio alle problematiche reali. Ancora peggio è stato fomentare le paure della popolazione che invecchia in nome della difesa della sovranità nazionale. Di fronte alle sfide che ci troviamo ad affrontare, soltanto il rafforzamento dell’alleanza tra le nostre sovranità, divenute regionali su scala globale, potrà col tempo far crescere le nostre libertà.

Il tempo stringe. Qual è la posta in gioco?

La nostra difesa. L’invasione dell’Ucraina ha brutalmente messo in luce la nostra vulnerabilità. Incapaci di fornire un aiuto decisivo a un alleato alle porte dei nostri confini senza il forte sostegno degli Stati Uniti. Non siamo in grado di proteggere i nostri territori, in particolare a causa dell’assenza di un’efficace cortina terra-aria. Sicuramente i nostri budget per la difesa sono insufficienti, ma, per di più, privilegiano gli acquisti da fornitori extraeuropei (80%). Le cinque maggiori società statunitensi di armamenti coprono l’80% del budget per la difesa oltreoceano, rispetto al 45% in Europa. Una volta aumentati, i nostri budget per la difesa dovrebbero essere armonizzati, dovrebbero promuovere la modularità degli equipaggiamenti e ridurre la quota importata.

La nostra competitività. Da anni portiamo avanti una strategia suicida che combina la ricerca di una riduzione del costo del lavoro con il sostegno del potere d’acquisto attraverso piani di stimolo senza futuro. Qual è il risultato? Scarso vigore dei consumi e indebolimento del modello sociale. Dobbiamo perseguire una politica industriale volta a ridurre il nostro crescente ritardo nelle tecnologie del futuro, quali l’intelligenza artificiale e le biotecnologie. L’Europa annovera solo quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti a livello mondiale.

Il controllo dei flussi migratori. Il mancato controllo di questi flussi è estremamente deleterio per il tessuto sociale di tutti i Paesi europei, ed è all’origine della tentazione di chiudersi in se stessi espressa così fermamente in queste ultime elezioni. Soltanto una rigorosa politica dell’immigrazione attuata da tutti i Paesi dell’Unione può rivelarsi efficace. Tale politica deve inoltre essere condotta con cognizione di causa, poiché tre quarti delle aziende europee hanno dichiarato di avere difficoltà a reclutare personale qualificato.

Una crescita ecosostenibile. Il fallimento nell’implementazione di politiche ecologiche è sconfortante. Sotto la pressione di leader ambientalisti ben intenzionati ma privi di buon senso, la maggior parte delle nostre forniture di energia da fonti rinnovabili è di origine cinese e, se dovessimo cercare di conseguire rigorosamente gli obiettivi di produzione di veicoli elettrici, almeno il 60% del nostro parco auto sarebbe di origine cinese entro il 2030! Per di più, l’assenza di incentivi fiscali in Europa contrasta con il piano Inflation Reduction Act statunitense, che induce le nostre aziende a delocalizzare gli investimenti al di fuori dei nostri confini. Dobbiamo incoraggiare piani di espansione green sul nostro territorio e salvaguardare le nostre industrie, penalizzando quelle importazioni che non sono in linea con i nostri standard ecologici.

Si tratta di un programma ambizioso e coraggioso, in un momento in cui la governance europea sarà gravemente minata dalla disgregazione del tradizionale asse franco-tedesco. Abbiamo quindi assolutamente bisogno di un Presidente della Commissione europea dotato di autorità intellettuale e capacità negoziale inconfutabili. A luglio 2012 Mario Draghi ha evitato l’implosione dell’Eurozona con il suo ormai storico «Whatever it takes». È un uomo in grado di rilanciare la costruzione europea attraverso questi progetti, che renderanno necessario conciliare le divergenze, spesso improntate al passato, dei nostri Stati nazionali.

Nell’attesa, che mi auguro non sia eccessiva, colgo l’occasione Gentile Signora, Egregio Signore, per porgere i miei distinti saluti.

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