Le aspettative del mercato sono state disattese da metà agosto in poi dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione nel Regno Unito (superiore al 10%), a rammentare che esistono due rovesci della medaglia nel braccio di ferro tra inflazione e recessione. Infatti, l’ipotesi che l’inflazione possa recedere, e che quindi le Banche Centrali possano eventualmente tornare ad adottare una politica accomodante, è stata messa ulteriormente in discussione dagli ottimi dati sull’occupazione negli Stati Uniti, e dai dati statistici sia macroeconomici (vendite al dettaglio) che microeconomici (pubblicazioni dei principali distributori statunitensi) che indicano resilienza dei consumi.
Le parole forti del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell (ma anche quelle di Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea), al simposio di Jackson Hole hanno fatto ulteriormente pendere l’ago della bilancia a favore dell’inflazione. Infatti, secondo le Banche Centrali l’inflazione è inequivocabilmente una minaccia per l’economia molto più grave della recessione.
Un tale contesto richiede cautela, poiché i mercati stanno entrando in una fase potenzialmente insidiosa. I tassi di interesse continuano ad aumentare (e verranno mantenuti a livelli restrittivi per qualche tempo, fintanto che l’inflazione non risulterà effettivamente sotto controllo) e la liquidità viene riassorbita dal sistema (con l’accelerazione dell’inasprimento monetario), mentre il ritmo della crescita economica rallenta e il rischio di recessione aumenta.
Per di più, a gettare benzina sul fuoco, anche la crisi energetica che incombe sull’Europa richiede attenzione. La gamma di potenziali esiti finali è particolarmente ampia. Tuttavia, sia il problema dei prezzi (con l’impatto dei ripetuti aumenti dei prezzi del gas e dell’energia) che le prospettive di razionamento (in cui pesano la ricostituzione degli stoccaggi ma anche i flussi) lasciano presagire un calo significativo della produzione.
Sebbene gestito attivamente, il livello complessivo di rischio azionario nel Fondo Carmignac Patrimoine continua a risultare relativamente basso, tra il 10% e il 25% dell’esposizione azionaria netta, e nettamente inferiore in una prospettiva corretta in base al beta. All’interno del portafoglio azionario, privilegiamo in particolare le aziende resilienti alla recessione, che si rispecchiano nelle società operanti nel settore sanitario e in quello dei beni di largo consumo. Questa convinzione a livello settoriale va di pari passo con la selettività a livello di singolo titolo azionario.
Nei settori legati ai consumi, siamo focalizzati sulle società che forniscono beni e servizi essenziali, che non sono soggetti alla concorrenza del commercio elettronico o dei brand personalizzati, e che presentano una forte esposizione alle famiglie statunitensi piuttosto che a quelle europee.
Nel settore tecnologico, copriamo il rischio di mercato e privilegiamo aziende che offrono tecnologia cloud e software. Ad esempio, nel corso del mese abbiamo aperto una posizione in Oracle, data la natura difensiva della sua attività che è ampiamente focalizzata sui servizi di cloud e sulla fornitura di software aziendali poco soggetti a cambiamenti, e che dovrebbe mostrare una certa resilienza in caso di flessione del mercato.
Mentre le obbligazioni diventano generalmente una certezza quando il rischio di recessione aumenta, il contesto caratterizzato prevalentemente da inflazione e la posizione restrittiva delle Banche Centrali indicano che i tassi di interesse, e quindi le obbligazioni, sia governative che corporate, sono volatili.
Pertanto, è ancora necessario mantenere un atteggiamento prudente nei confronti dei Titoli di Stato, poiché è probabile che l’accelerazione della normalizzazione monetaria e la ripresa della spesa fiscale finanziata dal debito possano esercitare al momento ulteriori pressioni al rialzo sui rendimenti obbligazionari.
La stessa cosa vale per i mercati del credito, dove abbiamo aumentato le coperture (principalmente sul segmento high yield europeo) per coprire completamente gli investimenti nel credito. Le obbligazioni corporate offrono rendimenti sempre più interessanti. Tuttavia, l’impatto negativo sui costi derivante dai prezzi elevati dell’energia, l’incertezza della domanda nei prossimi mesi e la forte volatilità sul fronte dei tassi di interesse, dovrebbero impedire il calo significativo degli spread del credito rispetto al loro livello attuale, mentre il minor stress indotto dalla liquidità non pare ancora scontato dal mercato.
Le valutazioni sono in miglioramento, ma per il momento l’attenzione dovrebbe essere focalizzata sulle modalità di gestione del denaro piuttosto che sulla modalità di generazione di rendimento. Arriverà il momento di riorganizzare i portafogli e di cercare di beneficiare della generazione di alpha a lungo termine. Pertanto, cerchiamo di essere pazienti.
Fonte: Carmignac, 05/09/2022.
*Scala di Rischio del KID (documento contenente le informazioni chiave). Il rischio 1 non significa che l'investimento sia privo di rischio. Questo indicatore può evolvere nel tempo. **Il Regolamento SFDR (Regolamento sull’informativa di sostenibilità dei mercati finanziari) 2019/2088 è un regolamento europeo che impone agli asset manager di classificare i propri fondi in tre categorie: Articolo 8: fondi che promuovono le caratteristiche ambientali e sociali, Articolo 9 che perseguono l'investimento sostenibile con obiettivi misurabili o Articolo 6 che non hanno necessariamente un obiettivo di sostenibilità. Per ulteriori informazioni consultare: https://eur-lex.europa.eu/eli/reg/2019/2088/oj?locale=it. Per le informazioni relative alla sostenibilità ai sensi del Regolamento SFDR si prega di prendere visione del prospetto del oppure fondi delle pagine del sito web di Carmignac dedicate alla sostenibilità fondo https://www.carmignac.it/it_IT/i-nostri-fondi).
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